
La propoli
La propoli vegetale comprende una serie di sostanze resinose, gommose e balsamiche presenti sulle piante. Le principali varietà di alberi che producono propoli sono le conifere: pini, abeti e abeti rossi.
La troviamo anche sulle gemme di diverse specie di ontani, salici, betulle, prugni, frassini, querce, olmi e pioppi…

Una resina raccolta in modo metodico
In primavera, le api raccolgono questa resina viscosa di colore marrone dalle gemme degli alberi. La propoli viene raccolta volontariamente e in modo metodico.
La raccolta da parte delle api avviene lentamente a causa della sua consistenza: l’ape divide le gocce di resina con le sue mandibole, facendone delle piccole palline che trasporta poi nelle cestelle situate sulle sue zampe posteriori. Tornate all’alveare, le api bottinatrici la affidano alle api operaie incaricate del mantenimento dell’alveare, che la modificano immediatamente con la loro saliva e della cera per applicarla.
Le api utilizzano quindi la propoli in due occasioni:
- Per “mummificare” un oggetto che non riescono a far uscire dall’alveare.
- Per otturare fessure inferiori a 6 mm. Ad esempio, per otturare un ingresso di aria, o limitare le dimensioni dell’ingresso dell’alveare.
É da qui che proviene il suo nome: in Greco pro + polis = davanti + città, ossia “all’ingresso della città”

La propoli, molto utile per purificare l’alveare!
La propoli viene utilizzata anche per proteggere l’alveare da batteri, lieviti e muffe.
La sua composizione è variabile a seconda della sua origine botanica.
In generale, vi troviamo:
- il 55% di resine e balsami
- il 30% di oli essenziali
- il 7% di cera
- il 5% di polline
- il 3% di sostanze varie
La sua composizione molto complessa rivela anche sostanze batteriostatiche e battericide. Viene spesso chiamata “la penicillina della natura”.


Il nostro consiglio
2 cucchiaini al giorno seguendo un ciclo di un mese